Associazione

L’Associazione Sportiva Dilettantistica “Kishintai Budo Club””, è nata il 28 agosto 2006, senza finalità di lucro, ha sede a Polizzi Generosa – Cortile Rosa n. 3, ed ha per finalità principale l’esercizio e la promozione dell’attività delle arti marziali con particolare rilievo per lo Kishintai Ryu, mediante la partecipazione e l’organizzazione di manifestazioni idonee a promuovere la conoscenza, l’insegnamento e la pratica del Ju Jitsu e discipline affini.

STORIA DEL JU JITSU

La tradizione vuole che molto tempo fa un medico che si chiamava Shirobei Akiyama, avesse studiato in Cina i metodi di combattimento del suo tempo, senza ottenere però il risultato sperato.
Contrariato dal suo insuccesso, decise di pregare il Tanijn di Dazaifu e per cento giorni si immerse nella meditazione.
Avvenne che un giorno era nevicato, il peso della neve spezzava i più robusti rami degli alberi che rimanevano spogliati.
Gli occhi di  Shirobei Akiyama  si posarono all’ora su  un albero, che invece era rimasto intatto. Era un salice.
Ogni volta che la neve accumulatasi sui rami, minacciava di spezzarli, questi si flettevano per liberarsi del suo peso e riprendevano immediatamente la posizione primitiva.
Il fatto impressionò Shirobei Akiyama che intuendo l’importanza del principio della non resistenza lo applicò alla tecnica del combattimento, che poi prese il nome di  JU-JITSU.
Storicamente, il Ju-Jitsu era uno dei tipi di lotta, utilizzati nel Medio Evo, dagli antichi guerrieri giapponesi ed ebbe il suo periodo di splendore tra il 1600 e la metà del 1800 e vale a dire fino a quando l’evoluzione politica del Giappone e l’abolizione del feudalismo fecero perdere ai Samurai la loro posizione di classe privilegiata.
Il Ju-Jitsu, la dolce arte o l’arte della cedevolezza, sviluppa le sue tecniche nel principio fondamentale che la morbidezza può controllare la forza.
Cos’era dunque il ju-jitsu? Tralasciando le leggende che ruotano intorno alle arti marziali, esso, ed in generale la stragrande maggioranza delle arti marziali, non sono altro che derivazioni ed adattamenti moderni delle antiche arti guerriere giapponesi. Fu in Giappone, infatti, che tali metodi di combattimento furono sperimentati, affinati e riutilizzati fino all’eccellenza assoluta., dove il raggiungimento della perfezione non è soltanto frutto di forza e destrezza, ma coinvolge direttamente lo “spirito” del guerriero portandolo a sfruttare capacità psicologiche .
Furono studiati dei metodi speciali per colpire con le mani, le dita, il gomito e il pugno, il ginocchio, il tallone ed il piede, per torcere o spezzare le articolazioni, per permettere ad una persona disarmata, o privata delle armi, di sottomettere un avversario.
Nella seconda metà dell’ottocento, sotto l’infatuazione per la civiltà e i costumi occidentali, e per l’enorme diffusione delle armi da fuoco, il ju-jutsu (così chiamato all’epoca) subì una rapida decadenza e molti maestri non tramandarono più il loro sapere, portandosi nella tomba i segreti del RYU (SCUOLA), pertanto un gran patrimonio di nobili tradizioni stava per scomparire.
Questa era la triste realtà che apparve ai più grandi maestri di questa nobile arte marziale.In Italia grazie alla Scuola genovese del M° Gino Bianchi, il Ju-Jitsu inizia la sua diffusione conservando l’originario spirito di disciplina di combattimento e di autodifesa, privilegiando le tecniche che consentono di utilizzare la potenza dell’assalitore e di rivolgerla a suo danno.

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